L'ultima pellicola del Maestro Bellocchio mette in scena alcune vicende familiari vessate dal dolore di un congiunto in stato catatonico-vegetativo all'interno di strutture ospedaliere o abitazioni private, in un simmetrico balletto di morte con la triste vicenda di Eluana Englaro, la giovane ragazza che dopo 17 anni di coma trovò la pace nel 2009 in seguito alle controverse vicende giuridico-politiche che tutti ben conosciamo.
L'idea che un fatto storico o di cronaca funga da sfondo cardinale a vicende ad essa correlate per significato non è affatto nuova, ma non per questo Bellocchio rende il suo film carico di didascalici riferimenti fin troppo scontati alla realtà delle cose, bensì cerca di addentrarsi nel profondo processo di accettazione e maturazione che il dolore esercita su ognuno di noi, mettendoci alla prova.
L'intento del regista è sicuramente da elogiare, sia per il concetto iniziale sia per la splendida messa in scena di tale sincronismo narrativo, aiutato certamente da alcuni attori assolutamente straordinari come Toni Servillo, che vive una vera e propria stagione dorata della sua carriera; ma alla fine della pellicola si sente fortissima una sensazione di irrisolto: e se questo per molti potrebbe essere un intento perseguito fino alla sua naturale conclusione, essendo che molti dolori non possono estinguersi, dal mio personale punto di vista è invece sintomo di una fallace sovrastruttura filmica, rimasta troppo legata a una rappresentazione di carattere teatrale tanto cara a Bellocchio (il personaggio di Isabella Huppert è un riferimento fin troppo marcato) e troppo distaccata da quel senso di meraviglioso che il cinema del Maestro ha regalato in passato: è chiaro che si tratta di una precisa scelta di regia, coraggiosa e per nulla banale, ed è chiaro anche che il film è una vera bomba ad orologeria perchè tocca uno dei casi più controversi della seconda repubblica, e quindi tale disappunto è una pura e semplice sensazione personale che non intende sminuire il film del valore artistico che invece gli appartiene a pieno diritto.
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