lunedì 29 febbraio 2016

CRONACHE DI UN REGISTA INDIPENDENTE PARTE 2: "L'invisibile" (2007)


TRAMA: Fabrizio Pascal è un giovane sulla trentina che svegliandosi una mattina trova la sua città, Novara in Piemonte, completamente svuotata da ogni presenza umana!
Questa improvvisa e violenta solitudine è l'occasione giusta, per il giovane protagonista di questa storia, di riflettere sulla sua vita, camminando nel deserto che è diventato la sua città, che in fondo poi non è altro che un riflesso della sua anima!

DATA DI USCITA: Marzo 2007.
GENERE: Drammatico.
DURATA: 15 min. circa.
CAST: Edy Chiurato, Renato Angioli, Valentina Beia, Luca Angioli.
MUSICA: Wolfang Amadeus Mozart.
SOGGETTO, SCENEGGIATURA,FOTOGRAFIA, RIPRESE, MONTAGGIO AUDIO E VIDEO E REGIA: Luca Angioli.

Sessofòbia era stato un vero campo di prova perchè, come detto nel finale del primo capitolo di queste cronache, mi aveva dato la piena consapevolezza che si potevano realizzare dei piccoli film anche senza essere ricchi e famosi.
E' davvero incredibile come alcuni concetti che ad una certa età sembrano abbastanza scontati possano cambiarti completamente la vita quando sei un ragazzo di 18 anni.
In ogni caso nel 2003, qualche anno prima la realizzazione de L'invisibile, avevo iniziato a lavorare presso un supermercato, e fin dal primo mese avevo cominciato a tenere dei risparmi per comprare nuove attrezzature per realizzare i miei progetti.
Fu così che nel 2006, subito dopo aver finito Sessofòbia, spesi una cifra esorbitante per una Canon Xl2, all'epoca veramente il top delle videocamere accessibili agli esseri umani non miliardari, ma che presto sarebbe stata surclassata dalla montante carica dell'alta definizione. Io non lo sapevo, ma non me ne pentii mai, perchè da quella ragazza di silicio vennero fuori tante belle cose: primo fra tutti L'invisibile.
Il cortometraggio parla ancora una volta di Fabrizio Pascal, infatti proprio scrivendolo decisi che quella del Pascal sarebbe stata una trilogia così composta: Sessofòbia (il film dell'intimità), L'invisibile (il film della collettività) e Altrove e con Nessuno (il film dell'interiorità); mai avrei pensato che per vedere conclusa  L'epopea di Fabrizio Pascal sarebbero dovuti passare quasi sette anni, ma questa è un'altra storia.
L'invisibile è la storia di un uomo che si sveglia una mattina e si trova in una città deserta, tutti quanti sono spariti.
Era per me un periodo di grande entusiasmo ma sentivo di essere come staccato dal mondo che tutti quelli che mi circondavano vivevano in modo diretto, e sentivo il bisogno di esprimere questa mia sensazione, per cui presi il mio manichino Pascal e lo gettai in un girone dell'inferno di mia creazione, fatto di dubbi religiosi, tradimenti amorosi e amicali, sterminati campi (che qui appaiono per la prima volta nella mia filmografia ma che non se ne andranno più), silenzi lunghissimi.
Decido di usare solo un breve pezzo del Requiem di Mozart nel momento in cui Pascal accetta di sparire dal mondo e indossa la maschera senza lineamenti, per tutto il resto uso i rumori della campagna e della città.
Ci sono molte ingenuità anche in questo film, troppa staticità, qualche vezzo inutile.Ma c'è anche Edy Chiurato notevolmente migliorato nella recitazione, una resa visiva anni luce avanti al precedente film, una sceneggiatura scritta per davvero e non abbozzata casualmente.
Insomma ero migliorato e questo è ciò che contava di più, e se ne accorse anche la mia città: L'invisibile partecipò infatti al prestigioso Novara CineFestival nella sezione A, quella denominata Scenari Orizzontali, e quella sera, a quella prima proiezione, circondato dai miei cari e da tanti sconosciuti al cinema VIP della mia città, per la prima volta nella vita, mi sentii davvero un regista.


domenica 7 febbraio 2016

Tutta colpa di Hickman!!!

Il ciclo dei Vendicatori gestito da Jonathan Hickman resterà per sempre uno dei più memorabili nella storia della Marvel Comics: nel giro di quattro anni (ma molte storie hanno origine anche dal suo precedente ciclo su Ultimates) l'autore ha saputo orchestrare una storia che ha spaziato dai più immensi spazi cosmici e si è nel contempo insinuata nei più reconditi angoli del Marvel Universe, recuperando personaggi dimenticati da tempo, conferendo nuove incredibili e inaspettate sfacettature a personaggi invece più conosciuti e riuscendo allo stesso tempo a non tradire la natura stessa degli Eroi più Potenti della Terra: quella di esseri umani (e non) dalle personalità così umane, appunto,  da non poter in nessun modo essere esenti dallo scontrarsi, a volte anche in modo molto violento e inevitabilmente distruttivo.
Ecco che Hickman, per niente dimentico dei loro precedenti scontri (vedi Civil War) riporta al centro delle vicende dei vendicatori il dualismo storico tra Steve "Capitan America" Rogers e Tony "Iron Man" Stark.
Tutto inizia e finisce con loro due, ancora, l'uomo esule del tempo e il futurista, che si scontrano su un livello così alto ideologicamente parlando che risulta difficile non rimanere in disappunto leggendo le loro vicissitudini: ogni lettore almeno una volta ha pensato che questi due dovrebbero piantarla di discutere dei massimi sitemi e fare semplicemente quello che va fatto, e mentre se lo dicono, questi ignari lettori, diventano tutti dei piccoli Tony Stark, ed è proprio qui che Hickman ha vinto su tutto il fronte, rendendoci parte  di questa fratricida guerra tra passato e futuro, tra ciò che è giusto e ciò che è necessario che riempie le sue pagine degli Avengers.
Tutto iniziò con due uomini.
Quindi sto dicendo che l'autore stà con Stark? Forse, ma non ne sarei tanto sicuro: c'è così tanto amore per la tradizione nelle storie vendicative di Hickman, tradizione legata ai valori che da sempre sono le colonne portanti del Marvel Universe, come la lealtà verso i civili non dotati di superpoteri, il desiderio di sacrificio per la loro salvaguardia, l'equilibrio cosmico e le sue entità così belle e potenti da essere inimmaginabili... tutti questi elementi sono un retaggio del passato, un eredità di cui Steve Rogers è a tutti gli effetti la Bandiera, e la maiuscola è dovuta.
Il ciclo dei Vendicatori di Hickman è passato attraverso tre cross-over eccezionali, che hanno rissolevato di molto la qualità di tali eventi rispetto a come era scesa negli ultimi anni: Infinity, Original Sin e infine Secret Wars, che promette di cambiare radicalmente l'intero universo creato da Stan Lee e soci; e in questi tre eventi, gestiti insieme a tanti altri grandi autori, Hickman ha lasciato sempre il suo segno, un segno che a volte rende nervosi perchè quasi mai comprensibile a primo acchitto, un segno autoriale che non disprezza le scazzottate commerciali, un segno di leggera autoproclamata superiorità intellettuale che sfiora l'arroganza, ma sempre e comunque un segno che non si può confondere con nessun altro.

Ma quale è la colpa del titolo? Ebbene dopo la conclusione di Secret Wars anche qui in Italia ho deciso di non seguire più le testate della Marvel, almeno per un certo periodo di tempo, interrompendo una lettura cominciata quasi dieci anni orsono, e l'ho deciso perchè questo ciclo mi ha dato il meglio e il peggio di ciò che il fumetto supereroistico può dare, mi ha riempito in senso ontologico, e i tempi sono maturi per dedicarsi ad altre letture e ad altri universi narrativi.
So che tornerò, solo non so quando, ed è tutta colpa di Hickman.